L’olio di palma è un ingrediente naturale vegetale di uso comune, presente in almeno il 50% dei prodotti in commercio. Di questi, oltre il 70% è rappresentato da prodotti alimentari (ad es. margarina, gelati, biscotti, cioccolato e snack), circa il 20% da prodotti di consumo come candele, detergenti e cosmetici (ricavato dagli scarti di lavorazione del settore alimentare) e il restante alla produzione di energia (uno per tutti: biofuel).

Si comprende quindi come, con l’industrializzazione e l ‘aumento crescente del consumo di cibi raffinati e a basso costo, la domanda di questa sostanza sia in costante crescita da decenni.

È infatti l’olio vegetale prodotto in maggiore quantità a livello mondiale e il meno costoso in commercio.

Per ragioni climatiche, le coltivazioni destinate alla produzione di olio di palma sono presenti per il 90% in Malesia ed Indonesia, mentre il restante 10% proviene dall’Africa e dall’America dove si trovano le foreste pluviali.

Questa concentrazione di colture è la causa principale dei danni ambientali connessi a questo tipo di coltivazione: in primo luogo le emissioni di CO2 e la perdita della biodiversità.

Per preparare il terreno alle nuove piantagioni vengono infatti tagliati tutti gli alberi e bruciato quel che resta della vegetazione: così, la deforestazione tropicale è attualmente responsabile per circa il 18% delle emissioni di gas serra. Ciò comporta la distruzione dell’habitat per rinoceronti, tigri ed oranghi, oltre che ovviamente la scomparsa di vegetali ed altri animali non ancora catalogati, l’inquinamento di suolo e sottosuolo per l’uso di pesticidi e fitofarmaci e l’espulsione degli indigeni o lo sfratto dei piccoli agricoltori dai territori interessati.

Per arginare questi “effetti collaterali” senza rinunciare alla produzione di olio di palma (e di palmisto), il mercato delle materie prime offre l’olio di palma da agricoltura biologica e l’olio di palma RSPO (round table sustainable palm oil).

Tuttavia, se l’offerta di olio di palma biologico non è sicuramente in grado di soddisfare la domanda globale, l’olio di palma RSPO risolve solo alcuni aspetti del problema, più che altro limitando i danni connessi alla sua produzione, ignorando in parte quelli ecologici ed etici.

L’unica risposta efficace sembra quindi l’adozione, nei settori di maggior consumo, di oli diversi dall’olio di palma.

Per quanto riguarda il mercato alimentare, bisogna considerare che circa il 50% dell’olio di palma e l’80% di palmisto contengono GRASSI SATURI, causa di alti livelli colesterolo LDL (quello cattivo), problemi cardiaci ed obesità.

Se si considera che l’olio di palma è abbondantemente utilizzato in merendine, biscotti, gelati e dolciumi vari (molto graditi ai bambini), si capisce come l’impatto dei grassi saturi sia tanto maggiore quanto minore è il peso di chi li consuma!

Nel settore cosmetico, rinunciare all’olio di palma non è facile né indolore. É un olio che presenta solo aspetti positivi: è versatile, è gradevole, è funzionale ed è anche a basso costo, inoltre non ha, per uso esterno, qualità negative.

Va anche detto che l’olio di palma destinato al settore cosmetico è estratto dagli scarti di lavorazione del settore alimentare.

Nonostante tutti questi aspetti di fatto “assolverebbero” l’uso dell’olio di palma nella cosmesi, consideriamo una sfida utile ed eticamente corretta l’investire in ricerca e sviluppo, per trovare alternative all’utilizzo dell’olio di palma (e di palmisto) anche nel nostro settore. Abbiamo quindi cercato e trovato, non senza difficoltà, ingredienti sostitutivi che si avvicinano molto alla performance sensoriale dei derivati della palma, ma derivano da altri oli vegetali. Siccome al momento non tutti gli ingredienti necessari sono reperibili palm free, per quei pochi ancora derivati dalla palma garantiamo l’acquisto da fornitori certificati RSPO, in attesa che imprenditori sensibili e lungimiranti facciano la loro parte, investendo in ricerca e sviluppo, e producano le materie prime palm free che ancora mancano.

In ultimo, anche se le materie prime PALM FREE costano davvero molto di più, vogliamo contribuire, nel nostro piccolo, a smentire la previsione che vuole la foresta pluviale dell’Asia ridotta del 98% in 15 anni.

Scegliamo alimenti palm free e cosmetici e saponi palm free e palm friend: la Natura ringrazia.